GLI ISTRUTTORI
Ingegnere, pilota, meccanico, preparatore, organizzatore gare, lavora nel mondo del karting da quando è nato. Non ha bisogno di presentazioni.
Presidente del Green Karting Club, è DIRETTORE della Green Karting School e nel corso cura l’aspetto tecnico e pratico.
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Ingegnere, già Commissario Sportivo prima per FIK poi per ACI CSAI, da quindici anni lavora nel Karting a diversi livelli maturando una notevole esperienza. Nel corso si occupa dell’aspetto sportivo e regolamentare.
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Dottore in Pedagogia, è stata per anni ufficiale di gara FIK, collaborando nelle diverse gare sia a livello nazionale che internazionale. Riconosciuta come indiscussa autorità sull'argomento, nel corso si occupa dell’aspetto psico-pedagogico dei giovani kartisti oltre a quello dei genitori. E' la Pedagogista della Scuola Federale dell'Automobile Club Italia.
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Pilota purosangue vanta una prestigiosa carriera con importanti vittorie sia nel mondo dell'auto (campione Italiano '99 di autocross) sia nel mondo del karting. Attualmente istruttore su AUDI R8 oltre che della GKS!
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IL METODO DI LAVORO
Il corso alterna lezioni di teoria a lezioni di pratica in pista dove gli aspiranti piloti possono provare sull’asfalto quanto hanno appena appreso in aula. Ma mentre sulla cattedra i tre docenti si alternano, in pista sono sempre tutti presenti, per osservare e correggere, ognuno nella propria area di competenza. Sull’asfalto, il più impegnato sembra Luca che cerca di far capire le traiettorie ottime con metodi diversi: a volte con i tradizionali “birilli”, a volte mettendosi lui stesso alla guida di un kart, detto “chioccia”, che ogni aspirante pilota deve seguire. E non è raro vedere Lucio che alza la bandiera rossa per fermare qualcuno e spiegargli che il suo comportamento non è regolamentare. Ma ciò che potrebbe stupire di più è la presenza di Glenda in centro pista, ad osservare i ragazzi dal suo punto di vista, quindi per parlare loro, in privato, una volta usciti dal tracciato. Altre volte è a fianco dei genitori a bordo pista per osservare anche gli adulti, parte integrante del gioco, nel loro rapporto col figlio-pilota.
Il metodo di lavoro dei tre docenti ha un aspetto comune: è estremamente individuale, legato al singolo pilota. Sostanzialmente tutti gli interventi, soprattutto in pista, sono rivolti al singolo. Questo impone che ogni corso sia aperto a circa 10 persone, numero massimo che permette agli aspiranti piloti di essere seguiti in modo puntuale, ottimale.
Vi sono poi molte scelte metodologiche che sono frutto dell’esperienza e del sinergico rapporto tra le competenze dei tre docenti. Sarebbe impossibile descriverle tutte e ci si limita qui ad un esempio: articolare il corso in tre lezioni distanziate di una settimana, permette ad ogni pilota di lasciar decantare ogni informazione e tutto quanto ha appreso e di riflettere tra un appuntamento e l’altro. “Le prove fatte su date più ravvicinate hanno sempre dato risultati meno convincenti” è l’esperienza dell’ing. Paolin in accordo con le indicazioni di carattere pedagogico della dott. Cappello.
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Dalla teoria...
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... alla pratica!
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